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Abortire oggi. Tra lobby dei pro-vita, stigma e obiezioni di coscienza

È in atto in Italia una crociata, sempre più pressante, degli antiabortisti tesa a svuotare l’applicazione della legge 194/78 sull’interruzione volontaria di gravidanza e i diritti conquistati dalle donne negli anni ‘70.

Crociata veicolata da una comunicazione aggressiva, benché menzognera, che usa l’argomento del benessere delle donne per criminalizzare le loro scelte o del servizio falsamente caritatevole, come nel caso dei cimiteri dei feti.

Una crociata che è riuscita a far breccia:
-in diverse istituzioni locali che permettono l’entrata dei no-choice nei consultori per condizionare la libera scelta delle donne
-nella scuola, dove la parola educazione sessuale è ormai un tabù
-negli ospedali pubblici dove aumentano le obiezioni di coscienza. Eh già, al plurale: la legge 194 prevede l’obiezione di coscienza per i medici ma chissà perché ora viene permessa anche ad anestesisti, ostetriche, infermiere.

Una battaglia ideologica, finanziata da fonti oscure, che usa l’attacco ai diritti delle donne e delle persone LGBT come un “gancio” per minare la democrazia, favorire il consenso alle destre ultraconservatrici, indebolire i diritti umani. Polonia docet. Tutto ciò è inammissibile in uno Stato laico. È ora che la società e le forze politiche progressiste si rendano conto di tutto ciò.

Se si vuole far tornare le donne in casa nel ruolo di sfornatrici di figli, è tutta la società che torna paurosamente indietro.

È ora di tornare a lottare!