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Voci di donne

FEMMINISTE STORICHE: ANGELA DAVIS

Angela Davis (1944) è una filosofa, accademica, femminista, attivista del movimento afroamericano e militante del Partito Comunista degli Stati Uniti d’America (fino al 1991).

Nasce a Birmingham, Alabama, in un quartiere fortemente dominato da conflitti razziali e qui fa esperienza sulla sua pelle della condizione dei neri nel Sud degli Stati Uniti.

Assieme alla famiglia si trasferisce a New York e frequenta precedentemente la scuola privata del Greenwich Village e poi si iscrive alla Brandeis University. Qui iniziano i suoi studi sul socialismo e comincia a militare nel gruppo giovanile comunista.
Dopo un periodo di studio in Francia e in Germania, in cui è allieva di Marcuse, ritorna negli Stati Uniti e inizia a insegnare alla UCLA e a militare per i diritti civili, politici, sociali dei neri, per la liberazione delle donne diventando la più importante esponente del femminismo nero, e per la liberazione delle classi sociali subalterne in un’ottica dichiaratamente marxista.

Davis successivamente trascorre sedici mesi in carcere per il suo presunto collegamento con la rivolta del 7 agosto 1970 quando alcuni membri delle Pantere Nere sequestrarono il giudice Harold Haley, accusata di rapimento, cospirazione e omicidio. Le accuse si rivelano poi infondate e viene assolta con formula piena.

Davis denuncia le discriminazioni e le violenze sistematiche compiute contro gli afroamericani, in particolare nei confronti delle donne nere, soggette a una tripla condizione di oppressione legata al genere, alla razza e alla classe sociale. Questo pensiero viene espresso in una delle opere più celebri di femminismo intersezionale “Donne, razza e classe” affermando che il femminismo deve occuparsi di tutti i fattori di discriminazione e non solo quelli legati al genere.

Davis è una delle femministe storiche che ha dato nuova linfa al femminismo sia a livello teorico che pratico, perché lo ha reso sempre più inclusivo, intersezionale e internazionale. La battaglia femminista deve essere la battaglia di ogni singola donna.

«Il femminismo implica molto di più che non la sola uguaglianza di genere. […] Deve implicare una coscienza riguardo al capitalismo, al razzismo, al colonialismo, ai postcolonialismi e all’abilità, e una quantità di generi più grande di quanto possiamo immaginare, e così tanti nomi per la sessualità che mai avremmo pensato di poter annoverare».