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Voci di donne

FEMMINISTE STORICHE: LEA MELANDRI

Lea Melandri è una giornalista, saggista, insegnante, attivista e teorica del femminismo italiano. Nasce nel 1941 a Fusignano in una famiglia contadina della Romagna. Dopo gli studi liceali vince una borsa di studio per la Scuola Normale di Pisa, ma superato il bienno decide di abbandonare.

Si laurea nel 1967 in Lettere all’Università di Bologna, successivamente si trasferisce a Milano. Qui Lea Melandri inizia a insegnare in vari ordini di scuole e nei corsi per adulti. Determinante per la sua vita e per l’impegno politico è l’incontro nel 1968 con Elvio Fachinelli , psicoanalista e leader della pratica non autoritaria nella scuola. Assieme fondano la rivista L’Erba Voglio, che dirige dal 1971 al 1978, la quale ha avuto grande impatto sulla realtà scolastica italiana.

Negli anni Settanta diventa attiva nei gruppi femministi milanesi e nel 1977 pubblica quello che si può considerare uno dei testi più importanti del femminismo italiano: “L’infamia originaria“. Quest’ultimo è una raccolta di articoli pubblicati sulla rivista L’Erba Voglio che hanno come filo conduttore la critica alla società capitalista e patriarcale.

Altra esperienza fondamentale di Melandri è l’insegnamento ai corsi per adulti voluti dal sindacato per favorire la formazione dei lavoratori e delle lavoratrici. Qui ha conosciuto molte donne, soprattutto casalinghe, che avevano deciso di ritornare a scuola con l’obiettivo di conquistarsi uno spazio di libertà. Qui nasce la “scuola delle donne” evoluta nel 1987 nella Libera Università delle Donne di Milano.

Dal 1987 al 1997 dirige la rivista “Lapis. Percorsi della riflessione femminile”, e pubblica diversi saggi: “Come nasce il sogno d’amore”(1988), “Lo strabismo della memoria” (1991), “La mappa del cuore” (1992), “Migliaia di foglietti” (1996),”Una visceralità indecibile” (2000), “Amore e violenza” (2011), “Alfabeto d’origine” (2017).

Attualmente collabora con diversi giornali italiani e ha aderito al gruppo femminista di Non Una di Meno, definendolo come movimento che più si avvicina alle intuizioni e alle esigenze radicali del femminismo degli anni Settanta.

“Il corpo della donna, nel modo in cui compare sulla scena sociale è già altro da sé. È essenzialmente forza lavoro produttrice di figli, di lavoro domestico e di piacere per l’uomo. Il predominio maschile […] si situa all’origine del rapporto tra i due sessi in un atto di espropriazione che solo ora comincia ad affiorire alla coscienza.Con il predominio della sessualità maschile si instaura anche il primato, materiale e ideologico, delle relazioni economiche su tutti gli altri rapporti sociali”.