Vandana Shiva è un’importante attivista per i diritti delle donne e ambientalista indiana.
Nasce nel 1952 a Dehra Dun in una famiglia progressista. Nel 1978 consegue il dottorato in filosofia alla University of Western Ontario in Canada con una tesi sulle implicazioni filosofiche della meccanica quantistica.
Successivamente decide di occuparsi di ricerca interdisciplinare tra scienza, tecnologia, politica ambientale e agricultura all’Indian Institute of Science e all’Indian Institute of Management di Bangalore.
Nel 1982 fonda un istituto di ricerca da lei diretto il Research Foundation for Science, Technology and Natural Resource Policy. Diventa tra le principali leader dell’International Forum on Globalization e nel 1993 riceve il Right Livelihood Award.
Vandana Shiva è una delle principali esponenti del movimento ecofemminista che ha come obiettivo fondamentale quello di creare una connessione teorica e pratica tra ambientalismo, animalismo e femminismo; combattendo contro il sessismo, il dominio sulla natura, il razzismo e lo specismo.
In Women, Ecology and Survival Shiva elabora una forte critica al potere capitalista occidentale e patriarcale che subordina le donne, che colonizza i paesi del terzo mondo, che seleziona soggetti di rango superiore ed altri di rango inferiore e che degrada in un modo irrispettoso la natura e le sue risorse.
Per Vandan Shiva il compito dell’ecofemminismo è quello di ridifinire le società dominanti nelle quali la produttività e l’attività delle donne e della natura vengono ritenute passive. Si dovrebbero ridefinire i valori e le catagorie da prendere in considerazione per la costruzione di una nuova società veramente ugualitaria che rispetta l’ambiente e tutti gli esseri viventi.
“È stupefacente che sia proprio la voce dei giovani la più alta di tutte in questo momento di emergenza. E non parlano solo di clima, ma di estinzione di intere specie, di veleni, di disuguaglianze economiche”
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